Le tracce del passato
Le tracce del passato

Portici, scalinate, piazzette e stretti vicoli vi sveleranno numerosi monumenti a testimonianza del passato.

Saperne di più

Il villaggio autentico

È un villaggio medievale, pittoresco, raggomitolato su se stesso, che si eleva sul contrafforte della collina di Paillas, nel cuore della natura.
Domina così tutta la Baia di Pampelonne e la pianura agricola, a un'altitudine di circa 130 metri.
In generale, Ramatuelle è un villaggio tranquillo e poco esuberante, che contrasta nettamente con il lato più "festaiolo" e alla moda della sua spiaggia di Pampelonne.

Origine del name

Il nome di Ramatuelle non si ricollega a nessun gruppo di toponimi conosciuti. Due ipotesi avanzate in passato vengono contestate oggi dagli storici :

Rahmatu’llah : che significa in lingua araba “divina provvidenza”. Origine araba dovuta all’occupazione saracena del X secolo.

Camatullici : una popolazione celto-ligure si era insediata sulle rive del Gapeau quando sopraggiunse la conquista romana. Questa popolazione fu cacciata dalle rive del fiume e si rifugiò nelle foreste e montagne che dominano il golfo Sambracitain, stabilendosi nell’area oggi occupata dal villaggio di Ramatuelle. Si chiamavano Camatullici. All’epoca, si diceva la regione dei Camatullici. La “R” di regione avrebbe soppiantato la “C” per diventare Ramatullucci e infine Ramatuelle.

Il mistero resta…


Il centro del villaggio

Il centro del villaggio presenta una configurazione originale a chiocciola. L’architettura del nucleo del paese è tipica dei villaggi mediterranei, con portici, scale, passaggi, piazzette, stradine strette di ghiaia e fiorite, una chiesa e il suo campanile. Le facciate color ocra e le imposte color pastello sono ornate di gelsomini, di caprifogli e di buganvillee, un vero e proprio piacere per i nostri sensi. I suoi negozi di artigianato, di pittura e di arti primitive che si aprono in antiche cantine scavate nella roccia stessa attirano ogni estate un grande numero di curiosi.

La sua piazza principale, detta "de l'Ormeau" (dell'olmo), ha conservato il suo nome originale.
Il giovedì e la domenica, il mercato provenzale anima questa piazza, i suoi bar e i suoi ristoranti rinomati.

I tesori nascosti

IL CIRCOLO DEL LITORALE

È la più antica associazione del comune. Fondato nel 1885, assunse successivamente lo statuto delle associazioni tipo 1901 a scopo filantropico.

La nascita della 3a Repubblica provocà una proliferazione di associazioni a partire dalla fine del XIX secolo. Molte di esse erano dei “circoli” che riunivano gli uomini (perchà le donne e gli stranieri non erano ammessi) appartenenti allo stesso ceto sociale o alla stessa corrente di pensiero. Vi si ritrovavano per leggere, conversare e distrarsi, consumando delle bevande ad un prezzo migliore rispetto agli altri bar. Quasi ogni comune aveva il proprio, alcuni ne avevano addirittura più d’uno, visto che se ne contavano più di 300 nel Var all’inizio del secolo.

All’inizio, nacquero a Ramatuelle due circoli rivali, il circolo dei “Borghesi” e il circolo dei “Lavoratori” o “Repubblicani”, ma molto presto la saggezza degli abitanti di Ramatuelle ebbe la meglio sulle loro divergenze e si decise di fondere le due associazioni. La neutralità fu sottolineata battezzando il nuovo circolo con un nome geografico “Circolo del Litorale”.

Per lungo tempo, il circolo ebbe la sua sede nella rue Clemenceau. Gli uomini del villaggio, qualunque fosse la loro appartenenza sociale o politica, vi si ritrovavano la sera per leggere “l’Illustration” o per giocare a domino. Ogni membro dell’associazione aveva a turno la responsabilità della manutenzione del locale e di servire le bevande. Fu Madame Roumieu, in seguito, a svolgere questo servizio per 40 anni, dal 1911 al 1951, il cui marito fu l’ultimo “cocchiere” de la diligenza che assicurava il trasporto dei viaggiatori e dei sacchi postali da Ramatuelle a St-Tropez.
La seconda domenica di Dicembre, il banchetto detto della “Saint Dindon” è un appuntamento fisso. Questa piacevole tradizione deriva da una leggenda locale. Un tempo, un’invasione di cavallette minacciava di distruggere i raccolti. Gli insetticidi non erano ancora conosciuti, percià si ebbe l’idea di approfittare della golosità dei tacchini che sono ghiotti di questo tipo di insetti. Questa idea fu felice, perchà non solo i raccolti furono salvati, ma i gallinacei si ritrovarono grassi e in piena salute.

Si decise quindi di festeggiare questo evento organizzando un’abbuffata con un menà nel quale il posto d’onore era riservato ai tacchini. Le mogli rifiutarono perà di uccidere e di spennare tutti questi volatili. Gli uomini dovettero pertanto assolvere a questo compito, ma si vendicarono rifiutando di ammettere le donne al loro tavolo…e da allora, solo gli uomini sono ammessi al pranzo tradizionale della Saint Dindon. Tuttavia, la cena della sera riunisce mogli e mariti, come simbolo della riconciliazione. Non avendo potuto adattarsi alle esigenze della nostra epoca, la maggior parte dei circoli sono scomparsi. Il nostro è percià uno dei rari circoli sopravvissuti. La sua perennità è dovuta, senza alcun dubbio, alla dedizione e alla tenacia di un grande numero dei suoi membri che hanno saputo dare prova di flessibilità e di innovazione.

L’Echoppe (botteguccia)

Questa casa, risalente alla fine del XV° secolo, era una botteguccia di negoziante o di artigiano. Costruita a base di granito locale, era probabilmente munita di una bancarella in legno per esporvi i prodotti messi in vendita e di un’imposta che, ripiegata, garantiva la propria chiusura. L’arco comprendeva senz’altro un timpano traforato in legno o gesso, per far entrare la luce. La soglia soprelevata impediva l’ingresso dell’acqua piovana nonché delle immondizie e fogne della via.

IL MEMORIALE ASSDN

Inaugurato il 3 maggio 1959, questo monumento nazionale unico in Francia è opera di Courbier. È dedicato ai membri dei servizi speciali morti per la Francia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Reca incisi nella pietra i nomi dei membri delle reti del servizio di informazioni e di controspionaggio che operavano dall’autunno 1940 nella clandestinità nella Francia occupata per preparare le operazioni che hanno portato alla liberazione del Paese. Questi eroi catturati dai servizi dell’esercito occupatore sono morti fucilati, decapitati, martirizzati o nei campi di concentramento.

LA TOMBA DI GERARD PHILIPE

Gérard Philipe fu un attore francese (4 dicembre 1922 – 25 novembre 1959). La sua tomba, ricoperta di edera e ombreggiata da un alloro, è volutamente una delle più sobrie.

L’attore veniva a Ramatuelle nella casa della sua bella famiglia principalmente durante le vacanze, con sua moglie Anne e i suoi due bambini. Questa casa non è visitabile. Gérard Philipe era presente in occasione dell’inaugurazione della cantina cooperativa di Ramatuelle in settembre 1959. Il gruppo scolastico inaugurato nel 1982 alla presenza di Anne Philipe porta il suo nome.

La presenza di questo attore nel comune ha prodotto un effetto importante sul piano turistico, ma anche sul piano culturale (nel 1985 fu inaugurato il Festival Gérard Philipe sotto la direzione di Jean-Claude Brialy, ribattezzato dal 1992 Festival del Teatro e Varietà di Ramatuelle. L’attuale direttore artistico è Michel Boujenah).

La Scala Eiffel

Piazza Gabriel Péri era, sotto l’Antico regime, la piazza principale del paese di Ramatuelle. La scala della casa numero 2 permette l’accesso ad una delle abitazioni risultanti dalla divisione del castello signorile. Questa scala detta Eiffel, risalente al 1868, è un segno di modernità. Mostra una struttura metallica, elemento architettonico raro in un paesino del Var (dipartimento) nel XIX° secolo.

Il lavatoio della Fonte-d’Avaou

La Fonte-d’Avaou è conosciuta dal XVII° secolo. La sorgente o fonte si trova al di sotto del paese. Nel XVII° secolo veniva chiamata Fonte-d’Abas e fontana Plus-Bas nel XVIII° secolo. Non sappiamo quando sia stato sistemato il lavatoio. Occorre ricordare che le fontane ed i lavatoi erano luoghi di socievolezza, di incontri, teatri di discussioni, pettegolezzi, diverbi, insulti e talvolta di risse.

Le tracce del passato

LA PORTA SARACENA

Ha conservato il suo aspetto originale. Dall’interno, si distinguono ancora la guida di scorrimento della saracinesca e i cardini installati nel 1792 per chiudere la porta attraverso due battenti. Dall’esterno, si scorgono due bracci di pietra che servivano per sorreggere una torre di vedetta (garitta di guarda situata spesso al di sopra di una porta).

LE ANTICHE PRIGIONI

Nella strada che scende dal campanile e costeggia le mura. Furono costruite sotto Napoleone III, in uno stile così arabeggiante che la tradizione stabilì poco a poco che si trattava in origine di un hammam costruito dai saraceni.

CAPPELLA DI SANT’ANNA

Chiamata anche cappella dei Penitenti, è l’unica delle quattro cappelle possedute da Ramatuelle ad essere stata risparmiata. Costruita nel XVI secolo, per lungo tempo sconsacrata, fu restaurata durante gli anni ’60. Un servizio religioso vi viene celebrato per la festa di Sant’Anna, il 26 luglio.

LA CHIESA NOTRE DAME


La chiesa parrocchiale di Ramatuelle è addossata alle antiche mura che circondavano il villaggio.

Alla fine del XVI secolo, la chiesa parrocchiale di Ramatuelle fu distrutta in seguito alle Guerre di religione. I consoli della comunità decisero allora di ricostruirla senza chiederne l’autorizzazione al vescovo della diocesi o al priore. Questo nuovo luogo di culto edificato intorno all’anno 1582 fu addossato al bastione che cingeva il villaggio per fare economia della costruzione di un muro. Ma, nei decenni che seguirono, gli abitanti di Ramatuelle furono costretti ad inviare numerose lagnanze al vescovo di Fréjus, perchà il priore si rifiutava di pagare la sua quota dei lavori. La copertura non essendo finita, col brutto tempo pioveva nella chiesa e ci impediva la celebrazione del “culto divino.” è solamente ai primi anni del XVII secolo che questa chiesa fu finita collàapertura della grande porta datata 1620. Questa entrata è ornata di un ricco portale in serpentinite, più comunemente chiamata serpentina, porfiro verde di cui si son estratti i blocchi in una cava del quartiere Carrade a Cavalaire. Parecchi indizi lasciano supporre che la chiesa era all’origine disposta in senso opposto.

L’altare maggiore doveva dunque trovarsi al posto dell’attuale porta di entrata (si vedeno ancora ai lati le piccole nicchie di evacuazione delle acque di servizio dell’altare). La sagrestia attuale non esisteva ed il suo posto era occupato da una tribuna aperta sulla volta della chiesa e dominata da un grande asse di pietra visibile ancora al di sotto della sagrestia. L’occhio di bue che si apre sulla via del campanile illuminava allora l’interno della chiesa.Il campanile porta la traccia di una delle quattro torri di guardia attestate nel XIV secolo e che facevano parte della cinta fortificata. La sala delle guardie è stata conservata ed una parte del cammino di ronda corre lungo il tetto della chiesa. Queste torri erano indispensabili alla popolazione perchà permettevano di vedere i numerosi pericoli che venivano dal mare, o dalla pianura : i pirati barbareschi, soldati ed invasori di ogni tipo dei quali ci si tentava in tal modo di premunire.

La parte laterale sinistra della chiesa corrisponde al muro del vecchio bastione e comprende quattro archi. Il secondo arco conserva una vetrina blindata che presenta 3 santoni : San Giuseppe e la Madonna, XVI secolo) classificati a titolo di Monumenti storici ed un Bambin Gesù offerto dall’attore Jean-Claude BRIALY (1933 -2007) che ha risieduto a Ramatuelle. Nel terzo arco, si puù vedere il busto reliquiario di santà Andrea che divenne il patrono della parrocchia. Secondo la tradizione, Santà Andrea fu crocifisso a Patras (in Grecia, nel Peloponneso) nell’anno 60. Sarebbe stato martirizzato su una croce a bracci uguali detti poi, croce di santà Andrea. I busti reliquiari di San Tropez e Santa Maxime fiancheggiano quello di Santà Andrea. Il coro rinchiude una magnifica pala d’altare del XVII secolo (classificata), con una rappresentazione di Santà Andraea. Lo scenario dipinto sulla volta del XIX secolo è stato restaurato recentemente. Alcuni lavori hanno rivelato l’esistenza di scenari dipinti nel XVII secolo sui muri che sostengono la volta del coro. Il muro di destra ne propone una restituzione. A destra dell’entrata una placca commemora la memoria degli equipaggi di quattro sottomarini : il SM 2326, il Sybille, la Minerva, l’Eurydice, scomparsi al largo del capo Camarat di 1946 a 1970.

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